Avete mai sentito la parola “basorexia”? È quella voglia irrefrenabile di scambiarsi un bacio, un impulso profondamente radicato nelle nostre emozioni che non smette di dare la sua magica scossa alle nostre vite, nonostante tutto e tutti.
La basorexia emerge dal vocabolario delle emozioni come un’espressione affascinante e sottile, unendo la fonte greca “baso” (bocca) con “rexia” (fame), per formare la descrizione perfetta di un bisogno viscerale di condividere un bacio. Ma cosa nasconde questo gesto così comune? Un universo di significati, sentimento e passioni che solo un bacio può trasmettere.
L’intima esplorazione di Jérôme Attal
In mezzo a tante interpretazioni, Jérôme Attal, scrittore francese piuttosto noto, si è fatto portavoce del bacio nel suo profondo con “Petit éloge du baiser”. Attal disegna il bacio come un gesto di amore e desiderio che mantiene la sua potenza anche in tempi di distanziamento sociale.
Per lui il bacio racchiude una forma d’arte senza bisogno di parole, capace di fondere due anime in un attimo di connessione profonda e senza eguali: un’esperienza che, aldilà di qualsiasi congiuntura, ci riporta a una semplice verità umana.
Neologismi che parlano al cuore
Alcune parole nuove come “basorexia” ci dimostrano quanto siamo creativi nel cercare di definire ciò che proviamo. Ogni bacio è un’espressione silenziosa, un pezzetto di poesia che prende vita, difficile da racchiudere a pieno nei limiti del verbo.
Come un leitmotiv, il bacio ha attraversato epoche e culture, ispirando artisti e poeti nella perpetua tentativa di catturarne l’essenza intramontabile. Con “Petit éloge du baiser”, Attal ci stimola a riabbandonarci al valore del contatto umano, riscoprendo quanto possa essere rassicurante e connettivo un semplice gesto di affetto.
Entrare nelle pagine del “Petit éloge du baiser” ci rende improvvisamente consapevoli di quanto sia prezioso godersi i piaceri semplici della vita, tra cui, naturalmente, il potere unico di un bacio.
“Il bacio è un trucco progettato dalla natura per fermare il discorso quando le parole diventano superflue”, affermava Ingrid Bergman, e mai come oggi, nel pieno di una pandemia che ha reso il distanziamento sociale una norma, questa riflessione acquista un significato profondo. La basorexia, questo impulso quasi sconosciuto ma intensamente potente, ci ricorda quanto sia fondamentale il contatto umano nelle nostre vite.
Attraverso l’opera di Jérôme Attal, “Petit éloge du baiser”, scopriamo che nonostante le barriere fisiche imposte dalla situazione sanitaria globale, il desiderio di baciarsi resta un pilastro della nostra esistenza, un’arte capace di superare ogni ostacolo. In un’era dove il tocco sembra quasi dimenticato, Attal ci invita a riflettere sulla bellezza e sulla necessità vitale di questo gesto.
In definitiva, la basorexia non è solo un termine da aggiungere al nostro vocabolario emotivo, ma un promemoria che, anche nei momenti più bui, il bisogno di connessione, di amore e di intimità umana trova sempre il modo di esprimersi, trasformando ogni bacio in un’opera d’arte vivente, un inno alla resilienza del cuore umano.